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Voci da Naturandia - Itinerario n.7
Fagnano Olona-Gorla Maggiore-Fagnano Olona

 

Indice

Fagnano Olona Calipolis–Bosco Nuovo Gorla Maggiore–Impianto di fitodepurazione Gorla Maggiore–Calipolis


L'itinerario parte dal parcheggio di fondovalle tra Fagnano Olona Via Cristoforo Colombo eGorla Maggiore via per Fagnano
Proprio di fianco al parcheggio sorgeva il Mulino Tagliorettti o di San Vitale, così chiamato perché situato proprio sotto la Chiesa di San Vitale*, posta sul pianalto di Gorla Maggiore (ora nascosta dalla vegetazione che la circonda, ma fino a poco tempo fa "religiosa sentinella" della Valle).

Sul lato orientale della Valle spicca solitaria la piccola Chiesetta dedicata ai Santi Vitale e Valeria, posta sul limitare del declivio, quasi a sentinella per un lungo tratto d'Olona. Discosta dall'abitato di Gorla Maggiore e sita in luogo salubre, Don Pietro Corno, parroco di Gorla Maggiore (1900-1915) al momento della sua entrata in paese, avvenuta il 16 Settembre dell'anno 1900, scriveva sul "Chronicorum" queste testuali parole "davanti all'Oratorio, vi è una piazzetta da cui si gode una vista incantevole, sembra di vedere un'angolo della fantastica Savoia". Diciamo subito che la piccola Chiesetta, un tempo chiamata anche "oratorio" o "cappella", venne costruita in tempi sconosciuti, certamente antichissimi, (non comprensibili con l'attuale struttura), da collocarsi in un periodo culturalmente vicino al periodo Longobardo. A questo popolo, secondo le opinioni di insigni studiosi, come Mons. Palestra e Mons. Cazzani, vengono attribuite le dedicazioni delle chiese o altari ai Santi Vitale e Valeria".(Testo del signor Luigi Carnelli)

Imbocchiamo a sud la ciclopedonale e ci portiamo presso l'approdo dei Calimali "Calipolis", che hanno utilizzato come loro sede le cisterne di depurazione dell'ex Cotonificio Candiani (pregevole esempio di architettura industriale, che ha continuato la sua attività di stamperia e tintoria fino alla chiusura nel 1995, quando fu costretta a cessarla per la forte concorrenza ed i danni causati dalle piene del fiume).

L'associazione Volontari Contrada dei Calimali è stata ufficialmente costituita nel febbraio 1993 ma opera sul territorio di Fagnano Olona fin dal 1981. "L'associazione Calimali possiede due anime: una storico-culturale e l'altra ecologico-ambientale, molto legata alla nostra bella valle Olona ed alla salvaguardia del suo territorio. Gestiamo la passeggiata ecologica sul cui percorso, in occasione dell'annuale festa degli alberi, per gli alunni delle scuole elementari vengono messi a dimora nuovi alberelli ed abbiamo intrapreso un'opera di rimboschimento in valle dando vita al Bosco nuovo OL."

Mentre i vecchi pioppi neri i salici bianchi formano la vegetazione spontanea del fiume. Proprio in prossimità del salto d'acqua, da dove partiva la roggia molinara (ora vi cresce un olmo campestre, sorgeva il mulino Gadda. In onore di tutti i Mulini della Valle Olona riportiamo la descrizione accurata fatta dal signor Luigi Carnelli nel suo libro Il fiume Olona La storia Le acque I mulini.

Nel 1798 Galeazzo Maria Visconti "ha investito ed investe a titolo enfiteusi (un diritto reale di godimento su una proprietà altrui) razzionata e duratura" i fratelli Gada "abitanti nel medesimo luogo di Fagnano, che accettano e si obbligano per sé e rispettivi loro discendenti maschi e per linea continuamente mascolina, e di legittimo matrimonio sino in infinito, escluse sempre le femmine e tutti i maschi che di esse e non altrimenti in altro modo… Con tenore che dal giorno di San Martino dello scorso anno 1796, in cui ebbe principio il livello ossia l'investitura ed in avanti sino in perpetuo, gli anzidetti fratelli Gada … abbiano e tengano detta Casa con edificio di Mulino e beni tutti, come sopra, mantenendoli sempre migliorati dando e pagando annualmente per fitto livellario di moggia 10 di segale e moggia 10 di miglio, et Lire 150 in buona valuta suonante d'oro e d'argento di giusto peso al corso delle grida, cioè rispetto alla segale, nel giorno di San Lorenzo, rispetto alle 150 lire a San Martino, e in rispetto al miglio, nella fine del mese di dicembre, quanto sia dallo stante anno 1798, incluso in avanti e fino in perpetuo, come sopra, essendo già stato dai detti fratelli soddisfatto il premesso
canone enfiteutico per lo scorso 1797" Che sia lecito alli prenominati fratelli Gadda di atterrare ed estirpare qualunque pianta da cima esistente e che potrà esistere su i detti beni enfituenti purché necessarie alla riparazione della casa e molino, senza obbligo di consegnar al suddetto direttario qualunque parte di esse, però sostituite in altrettanti e numero quelle che verranno levate mediante lodevole piantagione".

Cerchiamo di immaginare il mulino come descritto nel libro: "Principiando dalla porta di ponente evvi un portico, sostenuto da tre pilastri di cotto, suolo di terra, soffitta rustico d'asse, che dicesi di ragione del Mulinaro, e sei travetti. Superiormente al detto portico vi è la Cassina a tetto e in seguito vi è una Stalla (notare la S maiuscola!) con apertura d'uscio verso il mezzodì con voltino in cotto, serramenti a due ante grame, attraversante e religate, asse e cancani, cattenazzo tondo con coda da macchionetta senza serratura, e quattro occhi, suolo di rizzo, starno di 5 someri, due finestre, una verso mezzodì, altra verso tramontana, con crata di legno, e serramento di due antine e attraversante asse e cancani senz'altro, e balestrera nuda, 2 mangiatoie con tondo e parapetto di cotto, cappello e passone di legno, una tutt'al longo di detta stalla, ed altra sino all'uscio della seguente stalletta, stalla ed altra stalletta, locale inferiore e cantina, pollaio, portichetto, cucina.

Dal descritto andito si passa alla stanza dell'Edificio inferiore del molino con suolo di serizzo, cielo di cinque someri e travetti, ed asse con 5 finestre e crate di legno, delle quali due con serramenti di legno ed altre con cancani, senz'altro. Forno in detta stanza con volta in cotto, suolo di mattoni, morena di vivo, chiusura di legno e serratore con chiusore di cerniera di ferro, e cappa di cotto in tellaro di legno, uscio in detta stanza che mette verso lo scaricatore e con serramento di catenaccio tondo con coda da macchietta (o macchionetta?), con quattro occhi di ferro, senza serratura e cappello di legno, vicino al detto uscio vi è lo stabbio per gli animali alzato sopra terra circa, braccia uno, serramento di una antina grama, con volo, un'asse ed un cancano, vuoto di pezzi di vivo, coperto dal tetto…

L'edificio interno del Mulino consiste in otto stelloni, tre rod. Ferrati, tre rovatini, ossia scudi con denti, tre pali, con tre ranette e tre nariggie di ferro, tre panirole di legno con antine a ribalta, tre scarbaccie grame, e tre tremoggie piantati, banconi e letto di legno, il tutto all'ordine, e compito. Gli fondi e li coperti delle mole sono di ragione del molinaro, così pure li trivelli dentati, comprese le vere, ed il molinello con sotto turello e mangrola di legno, che serve ad alzare le molle che sono di ragione del molinaro. Vicino all'ultima macina evvi pure la Pista, che gira col rodigino della mola di cima, fornita da pista di sasso in tondamento di cotto, pistone di legno con vere e denti di ferro, sostenute e collegate al letto dell'edificio suddetto.

Dalla sopra descritta stanza dell'edificio mediante uscio, con due gradini al piede e voltino di cotto, serramenti di un'anta attraversata in opera senz'altro, si va al nervile formato da tre incastri, con altro incastro annesso, che serve per spazzera in comune con altro molinaro, stivi di legno, con soglie di vivo,porte di legno, ritenute superiormente a due refessi inchiodati agli stivi, tre rod. di cui uno a rovato, e due a palette, il tutto compreso con vere e pali di ferro, canironi e banche di legno, con 3 canaletti di legno, che danno l'acqua, pali sostenuti e piantati di legno, con scaletta d'asse per discendere nell'edificio, coperto detto nervile da tetto con due ale, sostenuto da colonne di legno. Il rimanente a uso del molinaro contiguo".

Segue la descrizione della cucina e dei locali superiori e infine delle proprietà terriere con precisazione delle piante in tipo, utilità e quantità, chiusa del mulino, bosco in costa, prato vicino a casa, terra la valletta in Fagnano, costa in Gorla Maggiore detta "covetta", prato di Solbiate in Fagnano confinante con il fiume, vigna la Bartolina in Fagnano, il tutto con una quantità di piante (oltre duemila in roveri, pioppi, gelsi noci, gabbe e gabbette di salice ecc.)" Luigi Carnelli

Se di questo storico mulino non resta più nulla, il paesaggio attuale testimonia la buona volontà degli attivissimi Calimali che hanno provveduto a ripulire la zona, piantumandola con tanti nuovi alberi; sistemando il ponticello degli operai in rovina; creando un piccolo stagno didattico; offrendo l'opportunità di noleggio biciclette e ristoro ai fruitori della ciclopedonale. Oltre a tutte le iniziative di carattere storico, tradizionali e di educazione ambientale che si svolgono durante l'anno.

Dopo i bei cespugli di nocciolo, restiamo sulla sponda sinistra del fiume Olona, appena increspato dalla leggera pendenza.
Il bosco di pioppi che cresceva in questa zona non c'è più e la vegetazione di sponda è stata completamente eliminata, conferendo all'argine uno squallido aspetto. Nel campo sono state piantumate giovani pianticelle di ontano nero ed altre essenze, le cosiddette "fasce tampone boscate per ricreare quel biofiltro naturale del fiume". E pensare che molte giovani piante di salici bianchi e ontano nero stavano ricrescendo spontaneamente sulle sponde!

In prossimità del nuovo ponte in legno, notare l'affioramento dei vecchi tronchi di ontano usati un tempo per evitare l'erosione dell'argine. Argine ora arretrato di alcuni metri.

Qui il fiume si divide: il canale artificiale Furter "Olonella" che prosegue diritto, creato per fornire energia alle fabbriche più a sud; l'Olona che segue il suo alveo naturale in un percorso sinuoso. Le acque andranno a ricongiungersi al canale dove sorge il fabbricato "dopolavoro" dell'ex Cotonificio di Solbiate Olona.

Seguendo l'argine ci portiamo verso il bosco nuovo di Gorla Maggiore, piantumato con centinaia e centinaia di nuovi alberi: pioppo bianco, farnie, noccioli, pioppi neri, Carpini bianchi, ecc.
Il fiume scorre placido disegnando un'ampia curva e depositando sabbia bianca e finissima. Sulla sponda opposta le radici di un grande arbusto di nocciolo. resistono da decenni ai capricci del fiume ed il giallo dei suoi amenti spicca nel grigiore autunnale.

Purtroppo, causa lavori della pedemontana, il bel ponticello in ferro battuto con calpestìo in ciottoli di fiume, è stato sostituito da un ponte in legno più sicuro. Ci avrebbe riportato, lungo il percorso vita originario, sull'Olonella.

In questo tratto di fiume qualcuno ha deciso di abbellirne l'argine piantumando palme e abeti: proprio la tipica vegetazione di fiume!!!
A questo punto, non potendo proseguire, ci riportiamo lungo il comodo sentierino nel bosco. Qui si notano alcune macchie di erba molto verde nonostante la stagione invernale: quasi certamente denotano la presenza di acqua.

In questa zona sorgevano probabilmente "i due mulini affiancati (1733-1766) dott. Gaspare Terzaghi – molinaro Andrea Muggiasca per rod.4 e Mulino Marchese C. Ettore M. Terzaghi condotto da Antonio Bosetti per rod. 3. Nel 1856 il Cotonificio Ponti, necessita di maggior energia idraulica e nel 1857 regolarizzano con i direttari Terzaghi la questione livellaria. Il Consorzio impone ai Ponti la soppressione dei mulini di Gorla e costoro ottengono il trasporto dei rodigini al servizio del loro opificio di Solbiate. L'edificio venne trasformato in casa d'abitazione per operai e massari, poi abbattuto insieme all'antica ruota, rimasta immobile e inattiva per circa 100 anni. Nell'alveo del fiume vennero introdotti tubi "Piana" per meglio sfruttare le acque sorgive. Infatti, già nel 1193 il luogo era detto "alla Fontana", appellativo dato poi anche ai mugnai. Luigi Carnelli Il fiume Olona Le acque La storia I mulini Sul bordo del sentiero, tre torri ci informano che siamo nel "Bosco nuovo" sul territorio di Gorla Maggiore.

Poco più avanti troviamo il nuovo impianto di fitodepurazione* (inaugurato il 22 Marzo 2013), intervento pilota voluto dalla Regione Lombardia per lo studio e la promozione di sistemi ecosostenibili per il trattamento delle acque di esubero provenienti dalla rete fognaria. L'amministrazione comunale di Gorla Maggiore si è resa partner di questo progetto nella convinzione che la realizzazione dell'impianto sia un'occasione per il proprio territorio e serva a divulgare una tecnica di depurazione innovativa.

La fitodepurazione è un sistema di depurazione naturale delle acque reflue domestiche, agricole e talvolta industriali, che riproduce il principio di autodepurazione tipico degli ambienti acquatici e delle zone umide. L'etimologia della parola (phito = pianta) potrebbe far ritenere che siano le piante gli attori principali del processo depurativo, in realtà le piante hanno il ruolo fondamentale di creare un habitat idoneo alla crescita della flora batterica, adesa o dispersa, che poi è la vera protagonista della depurazione biologica.

In queste vasche si sta già instaurando la tipica vegetazione d'acqua (ninfee e nannuferi a parte, che credo piantumati): carici, tife e gigli d'acqua, con centinaia di rane che ne hanno già fatto la loro gracidante dimora.
Create da poco tempo, già si apprestano a diventare un nuovo biotopo. Mi auguro che altre amministrazioni vogliano seguire l'esempio.
Seguendo la ciclopedonale, saliamo sul ponte in legno fermandoci un attimo ad ammirare il fiume. Sulla sponda destra del fiume, a sinistra del ponte, è cresciuto in pochissimi anni un giovane ontano nero.

Guardando a nord colpisce lo squallore dell'argine vuoto, orfano di ontano nero, di platani e di pioppi neri che qui crescevano numerosi.
Traversiamo il ponte ed imbocchiamo il sentierino a destra, sempre piacevole da percorrere e con abbondanti fioriture primaverili di dente di cane, campanellini, scilla, anemoni bianchi e molte felci. Un cartello in legno ci segnala "Al ponte degli operai" e "al bosco nuovo Ol" 565 mt. Guardando verso la costa, appaiono ben visibili i segni del passato geologico (cap. 2) di questo territorio.

Nelle giornate di sole, i riflessi sull'acqua di ontani (sponda destra) e platani (sponda sinistra) sono sempre belli da ammirare.
Lungo il sentiero ci portiamo sul ponte degli operai, recentemente ricostruito dall'associazione dei Calimali.

Il vecchio ponticello, con struttura metallica in stile liberty, ha resistito ai capricci del fiume grazie ad un gruppo di ontani nero che hanno evitato l'erosione. La struttura invece, oggetto anche di atti vandalici, è andata distrutta. Una quindicina d'anni fa il paesaggio era questo…

Traversato il ponte degli operai, ci troviamo al cospetto di un magnifico pioppo nero a sinistra e, a destra, il piccolo laghetto didattico creato ai Calimali.

Siamo giunti nuovamente all'approdo di Calipolis e qui termina il nostro itinerario

a cura di Giuliana Amicucci Dal Piaz

foto di Marino BIanchi

 

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