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Voci da Naturandia - Itinerario n. 12
Gornate Olona

 

 

 

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Itinerario n. 12 - Gornate Olona - Santuario della Madonnetta – Stagno della Madonnetta

Da Gornate Olona si percorre la via Montello fino ad un ampio piazzale, dove sorge un grande pozzo esagonale (forse a memoria della sorgente nella leggenda?) e crescono ippocastani dalle chiome immense (uno spettacolo quando sono in piena fioritura).
Questo Santuario, immerso nel bosco del pianalto di Gornate Olona, privo di qualsiasi pregio architettonico, sorse inizialmente come cappelletta. Nella leggenda popolare fu eretta a ringraziamento del miracolo ricevuto da una ragazza muta che recuperò la parola dopo aver bevuto le acque di una sorgente vicina, sul cui fondo fu trovato un sasso raffigurante la Madonna. Numerosi furono i miracoli e, nel 1650, un ricco signore che guarì dopo essersi unto una gamba con l’olio della cappella, ne decise l’ampliamento e la trasformazione in santuario.

Un’altra leggenda narra di un ignoto pittore che dipinse, su suggerimento dei proprietari di una fornace locale*, un’immagine della Madonna con il bambino e di un santo adorante, forse San Salvatore su muretto di mattoni (quadrelli) esistente.
*L’esistenza della fornace sarebbe giustificata dalla presenza, in tutta la zona, del löss, più frequentemente trascritto come loess (la parola è di origine tedesca), un tipo di sedimento eolico (originato dal trasporto e dalla deposizione di particelle da parte del vento) molto fine, delle dimensioni del limo (inerte meno grosso delle sabbie, ma più grosso delle argille). Per ammirarne appieno il colore, varrebbe la pena percorrere il letto del Tenore.

Più tardi furono aggiunte due colonnine e una tettoia per preservare l’immagine sacra e la cappelletta divenne luogo di preghiera e di devozione. Cominciò a diffondersi la notizia di miracoli avvenuti grazie alla venerazione dell’immagine della Madonna e nel 1668 iniziò il processo informativo per accertarne la sacralità  (una sentenza definitiva non è mai pervenuta). La devozione della gente comune non ne tenne conto e fece sì che la cappella si trasformasse in un santuario ultimato nel lontano 1680. L’edificio è interamente costruito in mattoni (quadrelli) di cotto (forse prodotti dalla fornace di cui sopra) e si compone di una semplice aula rettangolare molto alta, di un presbiterio, di un’abside circolare e di una sacrestia.

La facciata è a capanna, con quattro lesene (lesena: elemento di un ordine architettonico addossato a parete, quindi verticale, che consiste in un fusto, a pianta rettangolare, appena sporgente dalla parete stessa, con i relativi capitello e base) che nella parte centrale sostengono una cornice marcapiano in cotto e proseguono fino alla copertura. Nelle due nicchie laterali le sculture di due bianchi angeli nel gesto di suonare le trombe. Sopra l’unico ingresso, al centro, si trova l’immagine della Madonna con Bambino e ancora più in alto, una vetrata di recente fattura. All’interno, in un’ aula molto semplice, intonacata ed illuminata dalla luce che arriva dalla serie di finestre poste sopra la cornice interna, spicca l’altare centrale (piuttosto elaborato nella semplicità generale) che contiene la sacra effige sostenuta da colonne ed angeli: la Madonna incoronata guarda benevola il santo che la venera e sembra porgerle un rosario. Il Bambino benedicente che con la mano sinistra regge il simbolo del mondo, ha lo sguardo benevolo rivolto verso chi lo guarda.La chiesa era dedicata al Divino Salvatore, come scoprì il Cardinale I. Schuster nel 1933, quando visitò anche S. Michele, S. Croce e S. Nazaro.
Il restauro della chiesa è stato curato dallo scomparso Arch. De Cesare che ne decantava la buona acustica interna.

Per visitare lo “stagno della Madonnetta”, imboccare la stradina sterrata quasi di fronte al santuario che si snoda in un bosco misto di castagni, robinie, carpino, farnie e sambuchi, dove crescono molti arbusti e con un sottobosco ricco di vegetazione spontanea.
Dopo circa duecento metri, sulla destra, lo specchio d’acqua si apre improvvisamente alla vista e, nelle giornate limpide, i riflessi lo rendono paragonabile a laghetti famosi.

Si può percorrerne il sentierino sulla sponda, facendo attenzione nel passaggio a nord, dove riceve le acque sorgive, non sempre facilmente attraversabile.

A giudicare dalla vegetazione delle sponde e dalla sua profondità, crediamo sia stato “aggiustato” dall’uomo che ha mantenuto l’ingresso della piccola sorgente a monte, sfruttato una depressione esistente e modificato i livelli in entrata e in uscita.
Il risultato è un piccolo laghetto molto suggestivo. Sulle sponde cresce una vegetazione che nulla ha a che vedere con questo bosco: larici, abeti rossi, cipressi calvi (detti anche cipressi di palude, le cui grosse radici “calve” emergono dal terreno vicino all’acqua), alberi piantati da un proprietario che voleva certamente delle essenze un po’ diverse da quelle del bosco circostante.

Ma è entrata in scena madre natura e così l’acqua che ristagna a monte e quella del ruscelletto che esce dal laghetto hanno permesso la crescita di moltissimi ontani neri, pioppi tremuli e diverse altre specie vegetali erbacee, molto amanti dell’acqua e della forte umidità esistente. Tutto sommato, un altro piccolo angolo di Paradiso in Lombardia.

Volendo proseguire la passeggiata, ci si può inoltrare nell’immenso bosco seguendo il sentierino che fiancheggia l’acqua in uscita. Questa località fa parte del parco RTO (Rile Tenore Olona), il parco dove l’acqua la fa da padrone, con sorgenti ovunque e laghetti sparsi, facilmente raggiungibili grazie ai numerosi segnali.

Da qui, con una lunga passeggiata, si possono raggiungere anche gli scavi di Castelseprio. Per tornare al Santuario della Madonnetta, ritornare sul sentiero già percorso.


a cura di Giuliana Amicucci Dal Piaz

foto di Marino Bianchi, Giuseppe Goglio

 

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